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D’Attis (FI): presentata interrogazione su operato discriminatorio delle banche verso imprese gioco legale

22/01/2020
d'attis gioco legale

Nelle ultime settimane, vari istituti bancari hanno comunicato a più imprese di gestione di apparecchi del gioco lecito l’interruzione del contratto in essere per la tenuta del conto corrente; alla base di questa decisione, come riscontrabile da alcune lettere di disdetta ricevute, sta la volontà di tali istituti di non intrattenere rapporti con “soggetti la cui attività prevalente risulti essere connessa al gioco legale dello Stato”; alcune banche di credito cooperativo hanno giustificato tale decisione con l’uniformazione agli indirizzi strategici loro forniti dalla capogruppo Iccrea Banca Spa; quanto riportato espone le piccole e medie imprese di gestione del gioco di Stato a gravi problemi in ordine alla corretta gestione dei flussi di cassa e anche alla corresponsione del PREU pertanto con la presente si intende chiedere:

– se il Governo ritiene che le banche possano discriminare i propri clienti in ordine all’attività commerciale loro svolta e quali iniziative vuole mettere in atto affinché questa discriminazione non sia più perpetrata;

– se il Governo ritiene che per i motivi descritti possa essere messa a rischio l’esistenza di un settore che per l’anno 2018 ha garantito più di sei miliardi di gettito erariale (dati libro blu Adm 2018).

È quanto si legge nell’interrogazione – scaricabile qui – a firma Mauro D’Attis, On. di Forza Italia, in merito ad un grave problema che l’Associazione Nazionale SAPAR sta da tempo portando all’attenzione delle istituzioni: l’atteggiamento discriminatorio degli istituti di credito italiani nei confronti delle imprese del gioco legale. Da tempo infatti si stanno registrando gravi irregolarità nei rapporti tra le aziende del comparto e diversi istituti di credito, i quali stano adottando delle scelte commerciali fortemente penalizzanti ed evidentemente selettive nei confronti delle imprese di gestione di apparecchi da intrattenimento.

Moltissimi operatori, infatti, lamentano da tempo atteggiamenti discriminatori, come l’interruzione dei contratti in essere con istituti bancari e accesso al credito negato. Come è riscontrabile nelle carte vi è il chiaro intento da parte degli istituti di interrompere i rapporti con le aziende del settore. Alle stesse però si chiede – sempre di più con infiniti aumenti di tassazione – di versare miliardi ogni anno nelle casse dello Stato. Paradossalmente le imprese di gestione del gioco di Stato che versano l’imposta devono obbligatoriamente disporre di un conto corrente bancario ai fini del pagamento del PREU che deve essere ordinato unicamente mediante RID (ciò in ossequio a quanto previsto dall’art. 12 comma 2 lett. g dello schema dell’atto di convenzione di concessione vigendo l’obbligo di tracciabilità dei flussi) pena il blocco immediato degli apparecchi, la successiva segnalazione ad ADM e la conseguente risoluzione contrattuale da parte del Concessionario generando come effetto la chiusura delle piccole e medie imprese di gestione. Pertanto è cristallino che negare il mantenimento di questi conti bancari significa impedire scientemente alle imprese di proseguire le proprie attività che, ricordiamolo sempre, vengono portate avanti in seguito a concessione e per conto dello Stato, assolvendo ad una funzione indispensabile per erario, rispetto della legalità e tessuto economico del paese.

 

SCARICA QUI IL DOCUMENTO INTEGRALE

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