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Le previsioni di Fiasco hanno fatto fiasco.

10/02/2020

“E’ stato spento un terzo delle slot machine in funzione dal 2018; sono stati adottati, in circa 600 Comuni, regolamenti limitativi: tutto ciò non ha fermato la deriva di arruolamento di cittadini di ogni età all’abitudine di scommettere, di stare incollati allo schermo di una mangiasoldi, di grattare tagliandi. Oppure di passare un tempo di vita spropositato al computer, al tablet, al telefono mobile: per puntare denaro on-line e quindi versarlo a frequenza oraria crescente.”

É quanto dichiarato ad Avvenire da Maurizio Fiasco (Alea), uno dei sostenitori delle misure restrittive nei confronti dell’accesso al gioco, analizzando i risultati della drastica riduzione dell’offerta avvenuta in Italia negli ultimi anni.

Ne viene fuori, secondo Fiasco, che il consumo di gioco non ha subito contrazione, anche dove le misure espulsive sono state piú drastiche come in Piemonte, dove “il consumo di azzardo è in risalita anche in quei Comuni dove l’espulsione delle slot machine fuori dai quartieri cittadini è stata resa effettiva da più di due anni…la regione alpina registra un balzo di oltre 13 punti percentuali nell’azzardo on-line, ovvero di almeno 300 milioni di euro.”

Una certificazione, quindi, della totale sterilitá delle misure espulsive nel perseguimento di quel contrasto alla ludopatia per cui sono state create.

E ancora, una certificazione di quel fenomeno inevitabile che é la traslazione della domanda di gioco su altre tipologie quando l’offerta viene limitata, come si vede nella crescita dell’online.

Dati che pesano come un macigno se si considera che, a fronte di zero risultati nella lotta alla ludopatia, queste restrizioni stanno cancellando imprese e posti di lavoro, e ancora di piú se si considera che queste analisi sono al netto di tutto ció che avviene al di fuori del circuito legale, dove chi offre gioco illecitamente ha beneficiato di queste politiche, accaparrandosi una bella fetta dei consumi.

Nonostante queste evidenze, la posizione di Fiasco pende in maniera ancora più decisa dalla parte del proibizionismo e suggerisce di ”passare da scelte di ‘contorno’ a una terapia d’urto per liberare l’ambiente degli uomini e delle donne dall’assedio di 238 mila ‘punti vendita’ dell’azzardo. In analogia con quanto realizzato, con successo, per il fumo nel 1995 e poi con i decreti successivi. La pratica dell’azzardo insomma va separata dai luoghi della vita quotidiana.”

Una visione che non sembra trovare grande adesione con la realtà, in particolare quando questa realtà viene presentata dal presidente di Alea con frasi come: “il disturbo da gioco d’azzardo ha i numeri di un’epidemia, se non di una pandemia”.

Già definire “scelta di contorno” gli attacchi sistematici che il settore si trova a subire da anni su ogni fronte – legislativo, fiscale, mediatico – è inaccettabile. Ma addirittura attribuire “numeri da epidemia” alla pratica del gioco, che nella stragrande maggioranza degli utilizzatori è ancora legato ad una sfera puramente ricreativa, è sintomo di una logica viziata, che dimostra la propria infondatezza andando a leggere il dato dei 13mila giocatori patologici in cura presso gli istituti italiani, e confrontandolo con le vere emergenze degli italiani.

Nulla di più sbagliato, poi, quando si sostiene che il gioco vada allontanato dalla vita quotidiana. Numerosi studi nell’ambito dei disturbi comportamentali e delle dipendenze hanno infatti stabilito che la pratica del giocatore problematico non viene in alcun modo mitigata dall’allontanamento o dalla riduzione del gioco. È proprio l’ISS – citato dallo stesso Fiasco – che nel 2018 ha profilato le tipologie di giocatori, dimostrando che, rispetto al giocatore sociale, il giocatore problematico predilige i luoghi lontani da casa e dal lavoro, quelli che garantiscono la maggior privacy. 

Continuare a difendere misure proibizionistiche come distanziometro e limiti orari, quando è stato dimostrata la loro inefficacia, è un grave errore di valutazione, affermare che sono state effettuate scelte di contorno è paradossale.

Stiamo ai fatti, guardiamo ai numeri. E i numeri oggi ci dicono che laddove il gioco è stato vietato si è continuato a giocare, anche più di prima, a beneficio di online e canali irregolari. Imprese in ginocchio e migliaia di posti di lavoro a rischio. Risultati nella lotta alla ludopatia non pervenuti.

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