
In termini di valore aggiunto il settore Giochi ha una rilevanza estesa e alto il grado di attivazione della occupazione. A certificarlo è l’Istat in un approfondimento che consente di valutare il posizionamento e il contributo dei settori all’interno del sistema produttivo italiano.
Andando ad analizzare la sezione relativa alle aziende del gioco ferme per l’emergenza i numeri sono davvero rilevanti.
Secondo l’ISTAT si parla di 10.785 aziende, per un totale di 45.802 addetti, 33.073 dipendenti e 12.729 indipendenti
Il 26,7 % risulta impiegato nelle aziende del Nord-Ovest, il 17,3 nel Nord -Est, il 23,5% nel Sud. Il 57,2 % degli addetti è di sesso maschile.
Il 31% degli addetti ha una età compresa tra i 30 e i 40 anni, il 26,4% ha meno di 30 anni. E’ pari a 15.480 il valore fatturato, mentre il margine operativo lordo è di 1.985.
In termini di valore aggiunto questo settore ha una rilevanza estesa, Alto il grado di attivazione della occupazione, mentre è ritenuto medio-basso il grado di rilevanza sistemica media delle imprese del settore.
Una dicotomia che ritroviamo spesso nella gestione politica del settore, indispensabile quando c’è da far cassa, con 10 miliardi netti all’anno che entrano nelle casse dello Stato a sostegno delle spese pubbliche e delle riforme, ma sacrificabile quando si vuol fare propaganda.
Il dato che fa ancora più riflettere è, otre a quello delle aziende, quello degli addetti. Più di 45mila persone – senza considerare i lavoratori dell’indotto – quotidianamente impiegate in attività legate a questo comparto che sono ancora in attesa di sapere se e quando potranno tornare al lavoro.
È impensabile che queste imprese possano reggere l’urto di ulteriori attese o chiusure, e dopo le previste riaperture di negozi, bar e ristoranti, che presentano classi di rischio identiche a quelle del settore Gioco, bisognerà giungere rapidamente ad una soluzione che garantisca la sicurezza e tuteli i posti di lavoro anche per queste attività.