
Con il governo Draghi cambiano i suonatori ma la musica rimane la stessa.
Il fatto di accomunarci a parchi divertimento la dice lunga su come il nostro comparto venga percepito.
Se c’è una cosa che non piace al Presidente Draghi è buttare soldi al vento. E non dovendo comperare voti, nemmeno gli serve farlo. Infatti il cashback di stato, che nella penosa bozza di recovery plan italiano del governo Conte assorbiva metà delle risorse per l’innovazione della PA, pare abbia le ore contate. Come anche il RDC così come è stato pensato e pagato con i nostri soldi.
I ristori non arrivano al 15% del fatturato precedente per le aziende, ma gli affitti arrivano puntuali, i TFR maturano, gli affitti vanno pagati e ormai gli imprenditori a parte i vestiti che indossano hanno venduto tutto quello che possiedono per non chiudere. Hanno chiesto prestiti (dove trovano banche che li vogliano ricevere), ipotecato case e proprietà per poter resistere a questa ondata di ignobile indifferenza dello Stato.
Ma la triste realtà è che se la politica non cambia passo alla fine del tunnel la luce che vedremo sarà quello di un frecciarossa.
E’ di queste ore l’interpellanza presentata dall’Onorevole D’attis e a firma degli onorevoli D’Ettore, Ruggieri, Russo Paolo sulla paradossale situazione delle aziende di settore, che in piena pandemia e discriminate degli istituti di credito senza alcun motivo a dover far fronte al versamento del PREU.
L’onorevole D’attis in primis, sempre pronto anche in passato all’opposizione e oggi al governo a dare voce alle nostre istanze, gli onorevoli Rosato, Mulè, Pittella, De Bertoldi, Fiorini, Gasparri, Ruggieri insieme a pochi altri sono le uniche voci controtendenza.