
Il Presidente del Codacons Carlo Rienzi, ha commentato i dati diffusi dall’Istituto superiore di sanità, secondo il quale più di 4 adolescenti su 10 hanno avuto qualche esperienza di gioco d’azzardo, con una crescita del 10 percento in 4 anni del numero di giovani giocatori problematici.
“Tutti i nostri timori si sono avverati – ha dichiarato – e la responsabilità di tale emergenza sociale è da ricercare nelle pubblicità di giochi e scommesse che utilizzano calciatori e testimonial famosi e che sono dirette proprio ad avvicinare i giovani all’azzardo. Per tale motivo riteniamo serva una seria campagna informativa e una stretta non solo sulle sale slot presenti in Italia, ma anche e soprattutto sui siti internet dedicati al gioco, attraverso i quali i giovani possono scommettere seduti nelle proprie camere e senza nemmeno uscire di casa. Non è possibile – ha aggiunto – non vedere in tale preoccupante situazione una responsabilità oggettiva dei gestori dei giochi e dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli. Per tale motivo porteremo i dati dell’Iss dinanzi la Procura di Roma, affinché avvii una indagine a tappeto per il reato di istigazione al gioco d’azzardo”.
La dichiarazione del Presidente Codacons dimostra la totale ignoranza sull’argomento e sul settore. Quando non si conosce nulla sarebbe bene tacere, invece di sparare dichiarazioni strampalate, al solo fine di ottenere un briciolo di visibilità.
L’accusa a carico dei Gestori e ADM è semplicemente ridicola – e denota una colpevole ignoranza della filiera del gioco di Stato – L’associazione che si occupa dei diritti dei CONSUMATORI dovrebbe sapere che l’unico modo per tutelare i giocatori è proprio il sistema regolato e gestito dallo Stato, attraverso la filiera, di cui fanno parte, Concessionari, Gestori ed Esercenti.
Il gioco è vietato ai minori e per garantire questo l’unica strada è il sistema legale e controllato dallo Stato.
Al di fuori dei luoghi preposti al gioco legale, le tutele crollano e l’accesso al gioco è incontrollato, anche da parte dei minori, come sulle piattaforme online illegali, dove l’associazione dei consumatori dovrebbe concentrare le proprie attenzioni, invece di accusare la filiera che garantisce le tutele specialmente per le categorie a rischio come i più giovani.